Il Racconto di Elendik
Inviato: mercoledì 13 maggio 2009, 13:34
Cap. 1 – La mia storia
Salve a tutti, sono Elendik, un prete guerriero della Gilda Yn Commeeys Celtiagh.
Cosa faccio nella vita? Ora sono un guaritore.. gli altri si picchiano e si divertono.. e io? e io li guardo picchiarsi.. e, per quel che posso, impedisco ai miei amici di farsi troppo male.. Sapete, da giovane menavo anche io di Santa ragione. Dico di Santa ragione perché la forza dei miei colpi non veniva dalle mie deboli, esili e fragili braccine da monaco, bensì dalla potenza divina di Sigmar che guidava il mio enorme martellone sulle capocce di quell'orda verde orchesca.
Mi divertivo, e anche parecchio, nessuno mi teneva testa. Crescendo diventai sempre più potente, sconfiggevo e riempivo di mazzate chiunque mi si parasse di fronte, finché un giorno, mentre passeggiavo in cerca di streghe a cui dar la benedizione, tra i vicoli di Praag, incontrai un elfo oscuro di cui non scorderò mai il viso: era magro, quasi scarno, ma non aveva segni di infezione del chaos; aveva semmai l'aspetto di un veterano, di uno che ne ha viste tante di battaglie, e da cui ne era sempre uscito integro, tranne per una cicatrice, profonda, che gli sfiorava l'occhio sinistro passando sulla guancia.
Dopo un breve scambio di sguardi ingaggiammo il combattimento.. Invocai il potere di Sigmar contro di lui, e lui fece degli strani gesti, gridando al cielo parole in una antica lingua, sconosciuta ormai ai più, ma che per me risuonava più che chiara.. stava chiedendo aiuto al suo dio, una divinità oscura.. Khaine.. dannazione era un suo discepolo! Qui la questione si faceva complicata..
Chi se lo sarebbe mai aspettato, un vecchio elfo oscuro con un fisico agile quanto un giovane Alto Elfo.. I suoi colpi erano precisi e letali, una lama per ciascuna mano, e manovrava entrambe le armi in maniera sublime.
Non volevo cedere, non li, non ora.. non tra le strade di Praag.. No! Non avrei mollato! Sigmar era con me e mi sosteneva con forza! Il suo spirito mi penetrava nelle ossa e nei muscoli; stavo perdendo il controllo dei miei arti, e lasciai che la divina energia pervadesse il mio corpo.. Ormai non era più un duello fra un elfo e un umano, bensì uno scontro fra Dei: Sigmar contro Khaine, e nessuno era intenzionato a cedere al nemico la vittoria.
Il duello si protrasse per lunghi minuti, ed io ero solo un osservatore inerme di quel combattimento, non potevo fare nulla, avevo ormai perso totalmente il controllo del mio fisico. A differenza l'elfo sembrava lucido, i suoi occhi erano luccicanti e allo stesso tempo vuoti, aveva trovato il modo di controllare il suo corpo mentre Khaine donava nuovo vigore ad ogni sua mossa. Una letale sintonia.
Ma un dio è fatto per gestire quantità enormi di energia, non per muovere gambe e braccia di un debole essere umano.. Sigmar non era fatto per vivere in un corpo umano e alla lunga l'essenza divina iniziò a lasciare di poco in poco il corpo di cui si era impossessata. L'elfo, sveglio e presente, approfittò di questi attimi di debolezza e colpì la dove la mia armatura era più debole e, lasciandomi sanguinante a terra, sparì nel nulla di uno dei tanti vicoli contorti della cittadina.
Bhè, come potete ben immaginare, dato che son qui a raccontarvelo, sono riuscito a salvarmi, grazie l'intervento di alcuni membri dell'Ordine sopraggiunti poco dopo. Ma quello scontro non mi lasciò soltanto delle profonde cicatrici, ma un insegnamento: Nei momenti di difficoltà, è necessario mantenere il controllo; chi si fa prendere dalla foga, o lascia penetrare il panico nel suo cuore, ha ben poche possibilità di uscirne indenne. Solo i pochi che riusciranno a mantenere il sangue freddo in situazioni roventi sapranno superare i propri limiti per avvicinarsi sempre più alla perfezione.
Da quel momento, ogni notte, nei miei sogni tornavo sempre in quella viuzza, a Praag, dove io, morente, chiedevo aiuto pregando Sigmar. Mi dedicai sempre più alle arti curative che il mio Dio mi continuava a concedere. Ormai avevo guadagnato una certa abilità nell'aiutare i miei compagni feriti e cominciai sempre più a combattere in gruppi numerosi, addirittura in plotoni di decine di persone.
Venne un giorno in cui un messaggero ci portò notizia di un numeroso gruppo di nemici che si avvicinava alle nostre frontiere, capitanata da un terribile essere chiamato Heian, e questo era tutto ciò che si era saputo su di lui.. il suo nome, e il terrore che lo accompagnava, nulla di più. Io ed i miei compagni ci preparammo a scendere in campo contro colui che sapevamo essere la più pericolosa minaccia dei campi di battaglia, e sicuramente non ne eravamo entusiasti..
Solo una cosa mi consolava: finalmente mi sarei scontrato con il più forte, con il migliore dei nemici, contro colui che merita di aver la possibilità di sconfiggerti. Il nostro campo di battaglia era situato in una stretta valle, un canyon tipico delle zone abitate dai nani... si i nani.. quei fermaporte con la barba, o con le tette, o anche entrambe le cose a volte.. ripugnanti non trovate?
C'era una leggera foschia quel giorno, o forse erano semplicemente i miei occhi sfuocati dalla tensione, fatto sta che riuscii a scorgere i nemici solo a poche centinaia di piedi da noi. Chissà quale di loro era il leggendario Heian.. forse quello.. l'umano sul cavallo con il grosso scudo.. un perfetto condottiero.. si.. o magari quell'ammasso di muscoli verde, con due enormi asce in mano..
No, mi sbagliavo in pieno. Si aprii un corridoio tra i membri del plotone nemico e apparve al centro un esile figura.. un elfo pensai.. sicuramente un esperto stratega..
L'araldo nemico, uno stupido sgorbietto verde, annunciò che proprio quell'elfo era Heian, l'invincibile guerriero. Incredibile! non l'avrei mai detto.. ma.. un attimo.. l'occhio sinistro, quella cicatrice..
E tutto apparve chiaro, era lui, quel discepolo di Khaine che avevo incontrato anni prima a Praag.
No! Non ci sarebbe stata una seconda volta. No! Ero cresciuto, ero preparato, sapevo cosa fare. Il dio oscuro non renderà questa vallata nera. No! Stavolta avremo fatto vedere cosa il potere della luce può fare se manipolato da mani esperte. Sigmar non era più dentro di me, stavolta era al mio fianco, e avremmo combattuto come fratelli, unendo le nostre energie.
Avremmo combattuto il male puro, e avremmo vinto!
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Salve a tutti, sono Elendik, un prete guerriero della Gilda Yn Commeeys Celtiagh.
Cosa faccio nella vita? Ora sono un guaritore.. gli altri si picchiano e si divertono.. e io? e io li guardo picchiarsi.. e, per quel che posso, impedisco ai miei amici di farsi troppo male.. Sapete, da giovane menavo anche io di Santa ragione. Dico di Santa ragione perché la forza dei miei colpi non veniva dalle mie deboli, esili e fragili braccine da monaco, bensì dalla potenza divina di Sigmar che guidava il mio enorme martellone sulle capocce di quell'orda verde orchesca.
Mi divertivo, e anche parecchio, nessuno mi teneva testa. Crescendo diventai sempre più potente, sconfiggevo e riempivo di mazzate chiunque mi si parasse di fronte, finché un giorno, mentre passeggiavo in cerca di streghe a cui dar la benedizione, tra i vicoli di Praag, incontrai un elfo oscuro di cui non scorderò mai il viso: era magro, quasi scarno, ma non aveva segni di infezione del chaos; aveva semmai l'aspetto di un veterano, di uno che ne ha viste tante di battaglie, e da cui ne era sempre uscito integro, tranne per una cicatrice, profonda, che gli sfiorava l'occhio sinistro passando sulla guancia.
Dopo un breve scambio di sguardi ingaggiammo il combattimento.. Invocai il potere di Sigmar contro di lui, e lui fece degli strani gesti, gridando al cielo parole in una antica lingua, sconosciuta ormai ai più, ma che per me risuonava più che chiara.. stava chiedendo aiuto al suo dio, una divinità oscura.. Khaine.. dannazione era un suo discepolo! Qui la questione si faceva complicata..
Chi se lo sarebbe mai aspettato, un vecchio elfo oscuro con un fisico agile quanto un giovane Alto Elfo.. I suoi colpi erano precisi e letali, una lama per ciascuna mano, e manovrava entrambe le armi in maniera sublime.
Non volevo cedere, non li, non ora.. non tra le strade di Praag.. No! Non avrei mollato! Sigmar era con me e mi sosteneva con forza! Il suo spirito mi penetrava nelle ossa e nei muscoli; stavo perdendo il controllo dei miei arti, e lasciai che la divina energia pervadesse il mio corpo.. Ormai non era più un duello fra un elfo e un umano, bensì uno scontro fra Dei: Sigmar contro Khaine, e nessuno era intenzionato a cedere al nemico la vittoria.
Il duello si protrasse per lunghi minuti, ed io ero solo un osservatore inerme di quel combattimento, non potevo fare nulla, avevo ormai perso totalmente il controllo del mio fisico. A differenza l'elfo sembrava lucido, i suoi occhi erano luccicanti e allo stesso tempo vuoti, aveva trovato il modo di controllare il suo corpo mentre Khaine donava nuovo vigore ad ogni sua mossa. Una letale sintonia.
Ma un dio è fatto per gestire quantità enormi di energia, non per muovere gambe e braccia di un debole essere umano.. Sigmar non era fatto per vivere in un corpo umano e alla lunga l'essenza divina iniziò a lasciare di poco in poco il corpo di cui si era impossessata. L'elfo, sveglio e presente, approfittò di questi attimi di debolezza e colpì la dove la mia armatura era più debole e, lasciandomi sanguinante a terra, sparì nel nulla di uno dei tanti vicoli contorti della cittadina.
Bhè, come potete ben immaginare, dato che son qui a raccontarvelo, sono riuscito a salvarmi, grazie l'intervento di alcuni membri dell'Ordine sopraggiunti poco dopo. Ma quello scontro non mi lasciò soltanto delle profonde cicatrici, ma un insegnamento: Nei momenti di difficoltà, è necessario mantenere il controllo; chi si fa prendere dalla foga, o lascia penetrare il panico nel suo cuore, ha ben poche possibilità di uscirne indenne. Solo i pochi che riusciranno a mantenere il sangue freddo in situazioni roventi sapranno superare i propri limiti per avvicinarsi sempre più alla perfezione.
Da quel momento, ogni notte, nei miei sogni tornavo sempre in quella viuzza, a Praag, dove io, morente, chiedevo aiuto pregando Sigmar. Mi dedicai sempre più alle arti curative che il mio Dio mi continuava a concedere. Ormai avevo guadagnato una certa abilità nell'aiutare i miei compagni feriti e cominciai sempre più a combattere in gruppi numerosi, addirittura in plotoni di decine di persone.
Venne un giorno in cui un messaggero ci portò notizia di un numeroso gruppo di nemici che si avvicinava alle nostre frontiere, capitanata da un terribile essere chiamato Heian, e questo era tutto ciò che si era saputo su di lui.. il suo nome, e il terrore che lo accompagnava, nulla di più. Io ed i miei compagni ci preparammo a scendere in campo contro colui che sapevamo essere la più pericolosa minaccia dei campi di battaglia, e sicuramente non ne eravamo entusiasti..
Solo una cosa mi consolava: finalmente mi sarei scontrato con il più forte, con il migliore dei nemici, contro colui che merita di aver la possibilità di sconfiggerti. Il nostro campo di battaglia era situato in una stretta valle, un canyon tipico delle zone abitate dai nani... si i nani.. quei fermaporte con la barba, o con le tette, o anche entrambe le cose a volte.. ripugnanti non trovate?
C'era una leggera foschia quel giorno, o forse erano semplicemente i miei occhi sfuocati dalla tensione, fatto sta che riuscii a scorgere i nemici solo a poche centinaia di piedi da noi. Chissà quale di loro era il leggendario Heian.. forse quello.. l'umano sul cavallo con il grosso scudo.. un perfetto condottiero.. si.. o magari quell'ammasso di muscoli verde, con due enormi asce in mano..
No, mi sbagliavo in pieno. Si aprii un corridoio tra i membri del plotone nemico e apparve al centro un esile figura.. un elfo pensai.. sicuramente un esperto stratega..
L'araldo nemico, uno stupido sgorbietto verde, annunciò che proprio quell'elfo era Heian, l'invincibile guerriero. Incredibile! non l'avrei mai detto.. ma.. un attimo.. l'occhio sinistro, quella cicatrice..
E tutto apparve chiaro, era lui, quel discepolo di Khaine che avevo incontrato anni prima a Praag.
No! Non ci sarebbe stata una seconda volta. No! Ero cresciuto, ero preparato, sapevo cosa fare. Il dio oscuro non renderà questa vallata nera. No! Stavolta avremo fatto vedere cosa il potere della luce può fare se manipolato da mani esperte. Sigmar non era più dentro di me, stavolta era al mio fianco, e avremmo combattuto come fratelli, unendo le nostre energie.
Avremmo combattuto il male puro, e avremmo vinto!
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